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Verità e Bugia: il valore della bugia nella clinica


I bugiardi diedero prova di coraggio e di precisione nella loro opposizione agli scienziati che con le loro dottrine perniciose minacciavano di privare le loro vittime di ogni minima possibilità di autoinganno e di lasciarle senza la protezione naturale necessaria affinché la loro salute mentale fosse preservata dall’impatto della verità. Alcuni, pur conoscendo i rischi che correvano, rinunciarono alla propria vita in difesa delle bugie, di modo che il debole ed il dubitoso fossero convinti della loro convinzione della verità delle proposizioni anche più assurde. Non è esagerato dire che la razza umana deve la propria salvezza a quella piccola schiera di dotati bugiardi disposti, anche di fronte a fatti incontrovertibili, a conservare la verità delle loro falsità. Persino la morte fu negata e furono utilizzate le più ingegnose argomentazioni per appoggiare proposizioni evidentemente ridicole affermanti che il morto continuava a vivere felicemente. Questi martiri della falsità erano spesso di umili origini e persino i loro nomi sono periti. Se non fosse stato per essi e per i seguaci generati dalla loro evidente sincerità, la sanità della razza sarebbe perita sotto il peso posto su di essa. Rinunciando alle proprie vite essi si sono posti sulle spalle la morale del mondo. Le loro vite e le vite dei loro seguaci furono dedite all’elaborazione di sistemi di grande complessità e bellezza nei quali la struttura logica era conservata dall’esercizio di un intelletto potente e di un ragionare infallibile. Per contro, i deboli procedimenti per mezzo dei quali gli scienziati tentarono più e più volte di convalidare le proprie ipotesi resero facile ai bugiardi mostrare la falsità delle pretese di questi villani rifatti, sì da rinviare, se non impedire, il diffondersi di dottrine che avrebbero potuto avere il solo effetto di indurre un senso di disperazione e vacuità nei bugiardi e nei loro beneficiari”.




Questa è la versione sotto forma di favola che Bion include in Attenzione e interpretazione, per mostrare il punto di vista o vertice dei bugiardi rispetto al punto di vista scientifico, che si suppone, dà alla verità un ruolo predominante. Sì, quella verità essenziale per la crescita mentale, senza cui l’apparato psichico non si sviluppa (Grinberg et al., 1997). Bion (1970) prende in considerazione le trasformazioni in O strettamente legate alla crescita mentale, al cambiamento, al divenire: l’essere ciò che si è, mortali, per cui divenire in O è rappresentato dalla consapevolezza emotiva della propria mortalità.

Bion sottolinea come questo divenire sia altamente temuto, rappresentando fonte di resistenza al trattamento analitico. In tal senso, considera l’evoluzione mentale catastrofica e senza tempo: "probabilmente è inutile chiedersi perchè questo cambiamento debba essere doloroso" (Bion, op.cit.p. 74-75). In altre parole, si ha la rottura del tempo circolare (che è tempo psicotico) e della coazione a ripetere. Ecco, quindi, che il mutamento catastrofico ha luogo quando l’esame di realtà di sè e di quello altrui riavviano il tempo lineare e,

quindi, il dolore della verità.

Nella clinica ci si trova di fronte alla “verità” dei pazienti: verità che raccontano la loro storia e che nel lavoro analitico attraverso la risignificazione, potranno rinarrare una nuova storia.


"Chi insegnasse agli uomini a morire, insegnerebbe loro a vivere

Montagne, Aforismi


Riferimenti bibliografici


Bion W.R. (1970), Attenzione e interpretazione, Tr. It. Armando, Roma1973, p.74-75; p.137.

Ferro F. M., Riefolo G. (2006), Isteria e campo della dissociazione, Borla, Milano.

Grinberg L. et al. (1997), Introduzione al pensiero di Bion, Raffaello Cortina Editore, Milano.






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