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Il significato fisiologico di pensare positivo: il Benessere passa anche per la mente!



Da un punto di vista tanto filosofico quanto fisiologico l’uomo è un’unità somato-psichica. Il corpo e la mente (insieme al corredo emozionale ed affettivo) sono parti integranti ed integrate di un sistema unitario, fortemente interconnesse tra loro e in continua influenza reciproca.

Ma quanto davvero il pensiero e gli stati di coscienza incidono sugli stati organici e fisiologici che coinvolgono il nostro organismo, come nel caso di patologie anche gravi?

L’interazione corpo-mente è da tempo una realtà scientificamente comprovata. Di fatto i sistemi nervoso, endocrino e immunitario sono in strettissima relazione: è stato rilevato che il cambiamento degli stati di coscienza, per esempio nelle situazioni di rilassamento (meditazione) o di stress, produce effettive modificazioni sul piano ormonale, linfocitario e gastrointestinale (Boscagli, 2011).

Numerose evidenze sperimentali hanno confermato che il pensiero agisce sull’organismo mediante variazioni di parametri del tutto misurabili e che possono interessare la postura, la glicemia, le endorfine, le onde elettromagnetiche emesse dal corpo, le cellule immunitarie. In particolare vale la pena considerare l’influenza esercitata sul sistema immunitario, che si esplica attraverso ormoni e sostanze che vengono rilasciate in determinate condizioni: durante il rilassamento e negli stati di benessere l’organismo libera sostanze simili a benzodiazepine ma prive di effetti dannosi, e immunomodulatori che aumentano le barriere immunitarie; al nervosismo e allo stress, invece, segue la produzione di sostanze eccitatorie e oppiacei naturali, che inibiscono, almeno temporaneamente, la resistenza immunitaria (Felten et al., 1987).

Altri dati indicano la presenza di una cinquantina di neurotrasmettitori che il nostro cervello è in grado di generare se sollecitato per mezzo di un pensiero o di un’immagine mentale. Si è visto, in merito a ciò, come uno stimolo mentale e psichico, appunto, possa risultare addirittura un analgesico di gran lunga più potente della morfina (Berloco, 2011).

Possiamo affermare, allora, che c’è una inscindibile connessione tra il pensiero e la salute.

Se da una parte, infatti, si è sperimentato che pensieri negativi, pessimismo, stati cronici di ansia e tensione, sentimenti di ostilità e cinismo possono avere risvolti patologici, raddoppiando il rischio delle persone di ammalarsi (ad esempio di asma, artrite, emicrania, diabete, demenza, ulcera gastrica e cardiopatie) (Goleman, 1997); dall’altra parte, è apparso evidente che credenze positive, ottimismo, atteggiamenti e condizioni mentali di serenità determinano minore probabilità di sviluppare patologie e una migliore risposta alla malattia, laddove sia già esplicita.

Ne deriva che “curarsi” passa sicuramente attraverso l’azione dei farmaci ma è necessario sostenersi anche attraverso l’acquisizione ed il mantenimento di un’attitudine e una modalità di pensiero positive. Una simile disposizione mentale produce effetti benefici tutt’altro che immaginari. Per cui, in caso di malattie come la depressione, il Parkinson, la sclerosi multipla, l’osteoartrite o il cancro, molti studi clinici hanno mostrato significative sensazioni di miglioramento per il paziente, date proprio dalle risposte corporee ad un modo positivo di affrontare la malattia e considerare la cura (Proietti, 2014).

Imparare a pensare positivo, infine, non vuol dire trascurare i problemi o essere sempre persone felici, ma significa sviluppare un atteggiamento proattivo e creativo, adottare una maniera costruttiva e proficua di fronteggiare difficoltà e problematiche apparentemente insormontabili.

Riferimenti bibliografici

Beroco R. (2011), Importanza del pensiero positivo, in http://www.medicitalia.it/minforma/medicina-generale/889-importanza-pensiero-positivo.html?refresh_ce

Boscagli I. (2011), Il rapporto mente-corpo e il benessere psicofisico, in http://www.psicologi-italia.it/psicologia/psicologia-del-benessere/907/rapporto-mente-corpo.html

Felten DL. et al. (1987), Noradrenergic sympathetic neural interaction with the immune system: structure and function, in Immunological Reviews (100), 225-260.

Goleman D. (1997), Intelligenza emotiva, Milano, Rizzoli 1997.

Proietti G. (2014), Gli effetti del pensiero positivo sulla malattia organica, in http://www.psicolinea.it/positivo-malattia-organica/


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